Cagliari estese le zone a 30 km/h più sicurezza ma qualche dubbio sul minor inquinamento
Leggo dalle testate online locali che il Consiglio Comunale di Cagliari ha approvato all'unanimità la mozione presentata da Fratelli d'Italia alla fine dello scorso anno, dando così il via all’ampliamento delle zone 30 di Cagliari che andranno a coprire un'area di oltre 10 chilometri quadrati.
Il sindaco Truzzu, che in questo caso sembra avere trovato l'appoggio totale anche da parte dell'opposizione, parlando della decisione presa ha espresso la sua intenzione di "trasformare Cagliari in una città leader nel campo della mobilità elettrica, della sostenibilità e della sicurezza per i cittadini."
Il nostro sindaco, al quale piacciono le frasi ad effetto, coglie l'occasione per buttare lì un po' di cifre: "Ogni anno in Italia abbiamo 5.000 morti per incidente stradale e 300.000 feriti. E la maggior parte sono in città."
I dati Istat, pubblicati nel 2019 parlano però di 3334 morti totali, dei quali circa il 42% per gli incidenti avvenuti nelle strade urbane, ma possiamo perdonare l'enfasi di gran parte delle sue dichiarazioni in questa circostanza, visto che si parla di morti e qualsiasi intervento volto a limitarne il numero non può che meritare il plauso dei cittadini.
Tuzzu prosegue sulle zone 30: "Contribuiscono a ridurre il rumore prodotto dal traffico, la qualità dell’aria che respiriamo e migliorano la qualità complessiva della nostra vita"
Per questo secondo punto la questione è un po' più complessa, infatti i pareri che circolano a favore di questa ipotesi si basano spesso su presupposti non rispondenti alle situazioni specifiche e test improvvisati, che non avendo niente di scientifico hanno da sempre sollevato forti dubbi sulla loro attendibilità.
E' pur vero che a una velocità inferiore corrispondono consumi inferiori, ma solo se si sta all'interno di un intervallo ben preciso della zona di maggior efficienza del motore, inoltre bisogna considerare che anche in tale condizione il consumo minore si ottiene solo quando si fanno percorsi a velocità costante, cosa notoriamente impossibile in città per i continui cambi di marcia e ripartenze.
Ma se pure dovessimo pensare a un percorso privo di particolari ostacoli, tenuto conto che i 30 come i 50 sono il limite massimo di velocità non superabile, le medie di percorrenza dovranno essere non più del 80% di quel valore (rispettivamente 25 e 40 km/h), pensando a un percorso lungo 10km con il divieto a 50 si percorrerebbe in 15', mentre con il divieto a 30 in 25', in pratica a 30km/h gli scarichi del motore della macchina inquineranno l'ambiente per un tempo pari a 1,67 volte rispetto alla condizione attuale che prevede il limite dei 50.
Ho provato a guidare per una decina di minuti cercando di mantenermi intorno ai 25km/h, la sensazione è la stessa di quando torno a casa e giro a vuoto nelle strade del quartiere cercando un parcheggio e come spesso accade faccio fatica a trovarlo. Ora, a parte lo strombazzare di qualche auto dietro che non capisce cosa sto combinando, nel momento in cui ho deciso di accelerare riprendendo una velocità più consona, la macchina ha tardato un po' a rispondere e ho sentito un leggero odore di benzina incombusta. Siamo certi che camminando a velocità cosi bassa si inquina di meno?
Rimane poi il problema tutto italiano: dopo aver messo tanti bei cartelli di divieto, chi controllerà che i soliti furbi non superino senza troppe remore i limiti previsti? E sì perché abbiamo già alcune zone 30, ma i nostri amici del Comune hanno provato a passare qualche volta in quelle strade strette della città vecchia? Io sì, spesso, e credetemi conviene ripararsi nella rientranza di un portone quando scende qualche macchina o moto.
Sia chiaro che non sono contrario alle zone 30, in strade anguste come quelle di Castello o in punti particolari dove è maggiore il rischio per le persone è sicuramente una buona cosa, basta che non diventi una moda attraverso la quale farsi belli verso un certo elettorato, magari decidendo i 30km/h su tutta la città.
Ci sono poi due punti che spesso vengono totalmente disattesi da parte delle amministrazioni locali: il primo è che le problematiche complesse come questa non si risolvono attraverso un singolo provvedimento, ci deve essere una analisi più ampia che affronti le questioni in maniera sistemica, altrimenti si risolve un problema e se ne creano altri due; il secondo riguarda i controlli, se non c'è nessuno che fa rispettare i divieti, e temo che anche in questo caso non avverrà o sarà solo per un brevissimo periodo, ogni soluzione risulterà alla fine inutile.
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