App Immuni tanti cittadini la scaricano ma alcune Regioni la rifiutano



Lunedì 8 giugno partirà la sperimentazione della App Immuni nelle regioni pilota: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia, alla fine di un breve periodo di prova sarà attiva in tutta Italia.
Nonostante sia stata inserita da poco tempo sul PlayStore di Google nella versione per Android e su AppStore di Apple per iOS, è stata scaricata già da 1,5 milioni di persone.

Ma quale è esattamente la funzione di questa App che il Ministero della Salute chiede venga caricata sui cellulari dal maggior numero possibile di persone?

- L’applicazione ha lo scopo di contribuire a tutelare sia chi la attiva sul proprio cellulare sia le persone che incontra. Un eventuale contatto ravvicinato, per un tempo tale da poter causare un contagio e con soggetti che successivamente risultino positivi al tampone, genererà una notifica di allerta che arriverà sui telefonini di tutte le persone esposte al potenziale rischio di aver contratto il virus, questo consentirà a ciascuno di contattare tempestivamente il proprio medico e valutare insieme a lui il da farsi. L'App Immuni aiuta quindi ad avere un maggior controllo sulla possibile diffusione del virus, consentendo di anticipare gli esami e l'eventuale assistenza anche su chi non ha ancora evidenziato i sintomi.

Mette a rischio la nostra privacy e quella di chi incontriamo?

- L'app non raccoglie nessun dato che consenta di risalire alla identità delle persone, non chiede nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email. Non raccoglie dati relativi alla  geolocalizzazione e nessuno spostamento viene tracciato. I codici trasmessi dall'App attraverso il bluetooth sono generati in maniera casuale e si modificano continuamente. I dati che vengono raccolti sul cellulare e le connessioni con il server sono criptati e comunque ogni materiale raccolto verrà cancellato entro la fine dell'anno.

Al momento esistono alcuni problemi tecnici con gli smartphone Huawei e Honor (circa il 20-25% di quelli in circolazione), per una complicazione legata al sistema utilizzato per ottimizzare la durata della batteria, tanto che l'App è stata resa temporaneamente indisponibile per i possessori di queste marche ma il problema sembra sia già in via di risoluzione.
Ci sono però alcuni cellulari che non la potranno comunque utilizzare per la vetustà del sistema operativo, sono quelli antecedenti il 2014 che operano con Android 5 e versioni precedenti (circa il 9% di quelli in uso) o gli iPhone 6 e modelli precedenti (circa il 23% di quelli in uso).

Ma il problema più grande da superare per Immuni non è quello tecnico bensì quello umano: non si tratta della diffidenza espressa inizialmente sull'applicazione che come abbiamo visto non tocca in alcun modo la privacy dei cittadini, ma del rifiuto da parte di diverse Regioni di appoggiarne l'uso o della decisione di indebolirne la possibile efficacia:

- Il primo a mettere le mani avanti è stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Noi stiamo lavorando con il nostro progetto di bio sorveglianza, non stiamo lavorando sulla tracciabilità”.

- “Non riteniamo opportuno incentivare in Piemonte l’uso della app Immuni”, ha dichiarato il responsabile della Task force della Regione Piemonte, Ferruccio Fazio "Io ritengo che, da noi in Piemonte, non sia troppo utile visto che abbiamo messo in piedi un sistema di tracciamento dei contatti avanzato. È solo un alert”

- A fine maggio  il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (Lega) ha ritirato la propria disponibilità alla sperimentazione dell’app Immuni.

- Il governatore ligure Giovanni Toti ha detto che l'App “va un po’ affinata, ma la sperimenteremo anche in Liguria perché tutto quello che può essere un aiuto è giusto metterlo alla prova e può aiutare i nostri medici”. L’assessore alla Sanità della Regione Liguria Sonia Viale lamenta la creazione di “un meccanismo parallelo rispetto all’azione ordinaria degli uffici di igiene e dei dipartimenti sanitari perché è uno screening parallelo."

- Sardegna e Sicilia si doteranno di una app di tracciamento propria nata sopratutto per chi si sposta da altri territori o dall'estero in quelle Regioni, quindi avranno un doppione della nazionale Immuni.

E in fine non può mancare l'esperto di turno a smontare, anche se in maniera molto prudente, lo strumento promosso dal Ministero della Sanità. 

- Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia all’università di Padova ha detto: “L’App ‘Immuni’ potenzialmente è una buona idea. Così com’è concepita e con i livelli di identificazione dei casi penso che abbia un impatto molto, molto basso. Penso che per avere un impatto dovrebbe essere scaricato almeno dal 90% degli italiani”.

Se qualcuno si era illuso che il dramma di questa pandemia, che ha messo fortemente a rischio la salute e l'economia del nostro paese e per la quale si arriveranno a contare almeno 34mila morti, fosse servita quantomeno a far prendere atto della necessità in circostanze così gravi di lavorare tutti insieme per il bene comune, può tranquillamente prendere atto che nonostante nessuno abbia ancora la certezza che il peggio sia passato, nella testa di certi nostri politici e amministratori locali non è cambiato nulla.

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