Sconti pazzi nei negozi ma anche cartelli di chiuso per ferie


Alla fine del lockdown abbiamo purtroppo visto in città tanti negozi vuoti con i cartelli "Affittasi" e "Vendesi", ma poi con l'avanzare dell'estate le attività rimaste hanno ripreso i loro affari se pur con grande fatica. La maggior parte dei commercianti ha cercato da subito di giocarsi la carta delle offerte promozionali per recuperare i soldi investiti, con la speranza di poter rientrare in un trend normale almeno per il periodo autunno-inverno. 
In questa prima parte di agosto gli annunci di "svendita" e "saldi"  hanno invaso le strade di Cagliari con percentuali di sconto del 30-50% sino ad arrivare al 70-80%, ma ciò che davvero non mi aspettavo sono le serrande nuovamente abbassate di non pochi negozi che espongono da qualche giorno  il cartello "Chiuso per Ferie": una settimana, dieci giorni, due e in qualche raro caso anche tre settimane di chiusura dopo tre mesi di stop forzato a marzo, aprile e maggio. E badate, non sto parlando di società o imprese di un certo peso magari con un discreto numero di dipendenti, mi riferisco ad attività di tipo individuale o a gestione familiare.
Non li giudico, sta a loro decidere se hanno bisogno di guadagnare o meno, ma sono molto perplesso: se avessi una mia attività commerciale in una condizione come questa, che ci vede coinvolti nella più grave crisi finanziaria degli ultimi 70 anni, avrei tenuto aperto in ogni momento possibile, anche solo per un singolo cliente, pur di avere le risorse per ripartire, un'opportunità di tornare davvero a una condizione di stabilità, alla normalità.
Questo può far pensare che in questo momento storico apparentemente "disprezzato" per la sua propensione ai consumi, molti di coloro che criticano siano, più o meno inconsapevolmente, tra i consumatori più accaniti. Così anche il sacrificio di restare aperti a curare la propria attività che rischia di andare a rotoli diventa meno rilevante della voglia di prendersi comunque due settimane di ferie e andare in vacanza, concedersi qualche acquisto costoso, insomma liberare la mente dai problemi avuti, costi quel che costi, se poi al ritorno ci saranno o meno i soldi per andare avanti si vedrà. Una singolare visione delle proprie priorità che non mette più al primo posto il lavoro pur volendo avere le disponibilità economiche e i relativi benefici che ne derivano.
Una seconda possibile motivazione per questo comportamento è quella per cui questi signori nonostante quanto successo non abbiano alcun problema economico: i tre mesi di fermo sono stati solo una noia mortale, niente ristoranti, non si poteva viaggiare, spostamenti limitati anche per andare in giro a far compere, non entravano più i soldi di prima e quindi giocoforza ci si doveva limitare in tutto, ma adesso finalmente hanno potuto riprendere in mano la loro vita e niente può fermarli.
Chissà se queste persone, vista la loro situazione economica evidentemente più che tranquilla, hanno comunque chiesto e preso gli aiuti dallo stato, spero solo di non ritrovarle tra qualche tempo a piangere miseria, magari quando si tratterà di pagare le tasse.
A pensarci bene, niente di così stupefacente se pensate che c'è gente che pur di riprendere a ogni costo la vita di sempre e scordare questo periodo di stress è disposta a negare la pericolosità del coronavirus mentre nel mondo si contano 21,2milioni di contagiati e 750mila decessi.

Buon Ferragosto.

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